Le avventure di Gerard by Arthur Conan Doyle

Le avventure di Gerard by Arthur Conan Doyle

autore:Arthur Conan Doyle [Conan Doyle, Arthur]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


PARTE SECONDA

LE AVVENTURE DI GERARD

1

COME IL GENERALE PERSE L’ORECCHIO

Il vecchio generale raccontava al caffè.

Ho visto molte città, amici miei. Non oso dirvi in quante sono entrato da conquistatore alla testa dei miei ottocento diavoli guerrieri che mi sferragliavano e tintinnavano dietro. La cavalleria era alla testa della Grande Armata, gli ussari di Conflans erano alla testa della cavalleria ed io ero alla testa degli ussari. Ma di tutte le città che abbiamo visitato Venezia è certo la più ridicola e peggio costruita. Non riesco ad immaginare come la gente che l’ha progettata possa aver pensato di farci manovrare dentro la cavalleria. Sarebbe un problema anche per Murat o Lasalle portare uno squadrone in una di quelle sue piazze. Per questo motivo lasciammo a Padova, sulla terra ferma, la brigata pesante di Kellermann ed anche i miei ussari. Ma Suchet con la fanteria occupava la città ed aveva scelto me come suo aiutante di campo per quell’inverno perché gli era piaciuta la storia del maestro di scherma italiano a Milano. Quel tizio era un buon spadaccino e fu un bene per la reputazione dell’esercito francese che fossi io a doverlo affrontare. Per di più si meritava una lezione perché se a uno non piace il modo di cantare di una prima donna può sempre star zitto ma è intollerabile che si faccia un pubblico affronto a una bella signora. Così le simpatie erano tutte con me e una volta che l’affare si fu sgonfiato e la vedova di quell’uomo ebbe ricevuto una pensione, Suchet mi scelse come suo aiutante e lo seguii a Venezia dove mi capitò la strana avventura che vi racconterò.

Non siete mai stati a Venezia? No, perché i francesi viaggiano poco. Ma a quei tempi eravamo gran viaggiatori. Da Mosca al Cairo eravamo stati dappertutto, ma ci andavamo in comitive più numerose di quel che piacesse a chi visitavamo e con il passaporto nei cannoni. Sarà un brutto giorno per l’Europa quello in cui i francesi si rimetteranno a viaggiare perché se sono lenti a lasciare le loro case, una volta che l’hanno fatto nessuno può dire fin dove andranno se si trovano una guida come l’ometto che avevamo noi ad indicarci la strada. Ma i grandi giorni sono passati e i grandi uomini morti ed io sono qui, l’ultimo di loro, a bere vino di Suresnes e a raccontare vecchie storie al caffè.

Ma è di Venezia che volevo parlare. Lì la gente vive come i topi d’acqua su un banco di fango; le case però sono belle e le chiese, specialmente quella di San Marco, sono le più grandiose che abbia mai visto. Ma, soprattutto, i veneziani sono tutti orgogliosi delle loro statue e dei loro quadri che sono i più famosi d’Europa. Certi soldati pensano che quando uno per mestiere fa la guerra non deve pensare ad altro che combattere e saccheggiare. C’era il vecchio Bouvet, per esempio, quello che venne ucciso da un prussiano il giorno in cui io mi meritai la medaglia dall’imperatore; se



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